Il nuovo motore di ricerca di Apple è una sfida a Google?
Sembrerebbe un paradosso, ma non lo è. La fine delle pratiche anticoncorrenziali tra i big player, sta apparentemente creando una maggior concorrenza tra le più grandi aziende che già dominano il settore tecnologico globale, più che tra quelle consolidate nei confronti delle più agili ed emergenti.
Un apparente segnale del rinnovato interesse di Apple per le tecnologie di ricerca, lo si può notare nel cambiamento sottile, ma significativo, dell’ultima versione del sistema operativo iOS 14 nella crescente attività dagli strumenti di ricerca di Apple che sono utilizzati per setacciare il web e perfezionare le funzionalità di ricerca.
Con iOS 14, Apple visualizza i propri risultati di ricerca e questi si collegano direttamente ai siti web quando gli utenti digitano le query dalla schermata principale del loro dispositivo. Giusto per contestualizzare, questo comportamento è già noto da tempo, in quanto le persone hanno visto apparire questa funzionalità già nelle versioni beta di iOS. Aggiungiamoci pure che il volume di ricerche sul crawler di Apple è in vertiginoso aumento, come fece notare Jon Henshaw di Coywolf lo scorso agosto.
Alcune voci che circolano, affermano che questo aggiornamento ha segnato un cambiamento significativo nello sviluppo della ricerca interna di Apple e che potrebbe essere la base per una spinta più ampia nel campo della ricerca.
L’azienda di Cupertino, in California, ha certamente l’esperienza per addentrarsi in questo campo. Poco meno di tre anni fa, Apple ha “rubato” a Google il suo Senior Vice President of Engineering, Giovanni Giannandrea, avvenimento che è stato ampiamente visto come un tentativo di sostenere le basi di Apple nell’intelligenza artificiale e nella ricerca vocale tramite Siri. A causa del modo in cui Apple è organizzata internamente, è improbabile che Giannandrea dedichi sforzi a tempo pieno sia a un potenziale “prodotto di ricerca” che a Siri. Ma è possibile che possa prestare la sua esperienza a un team che lavora su una caratteristica separata.
Qualsiasi sviluppo di uno strumento di ricerca sarebbe un ulteriore modo per Apple cercare di acquisire i dati generati dalle ricerche. Ricordiamo inoltre che ora Apple utilizza Google come servizio di ricerca predefinito grazie a un contratto molto redditizio tra i due (uno di questo è anche al centro di un’indagine del Dipartimento di Giustizia sul presunte attività anticoncorrenziali). L’unica alternativa, presente sul mercato, nei servizi di ricerca in questo momento è Bing di Microsoft.
Sicuramente questa storia di Apple che entra in concorrenza diretta con Google nella ricerca fa generare grandi titoloni, ma nel concreto l’aumento dell’attività potrebbe essere spiegato in modo altrettanto razionale dalla presenza di Siri, la quale strumento ottiene sempre più query di ricerca ed è un interlocutore tra Apple e i servizi di ricerca come Google o Microsoft Bing. Questa disintermediazione è qualcosa che Google ha iniziato anni fa e ha persino modificato e ampliato nel corso degli anni per combattere lo stesso tipo di comportamento di Siri (con Google Assistant).
Entriamo nello specifico. Per “motore di ricerca” si intende “un sito web in cui le persone digitano query” o si intende un assistente vocale che risponde immediatamente cercando tra le proprie fonti. Ridurre la presenza del marchio di un mostro sacro come Google sulla tua piattaforma è sicuramente una potente motivazione per qualsiasi concorrente, indipendentemente dalle piattaforme e output.
Rendere Siri un’unica interfaccia principale potrebbe portare Apple allo scenario (futuro ma non troppo) in cui dovranno, per il regolamento di iOS, far scegliere all’utente quale provider di ricerca scegliere e abilitare. Tuttavia, non si farà nulla per aiutare Google, che già paga miliardi ad Apple poiché gli utenti iOS valgono molto molto più di qualsiasi altro utente web sul mobile.
Google, da parte sua, afferma che quando le persone devono scegliere dove cercare le informazioni, scelgono sempre e comunque Google.